A cura della Fondazione Milano Policroma
Testo di Riccardo Tammaro
Il confine della nostra zona, nella parte che va verso il centro, e' delimitato da quella che si chiama "Cerchia dei Bastioni", che e' una circonvallazione che delimita la circoscrizione 1 ma che ha origini ben piu' lontane nel tempo.
Bisogna infatti risalire alla meta' del 1500, e piu' precisamente al 1545, quando il governatore spagnolo di Milano don Ferrante Gonzaga ne decise la costruzione, e la commissiono' a Giovanni Maria Olgiati, ingegnere militare di Carlo V. La costruzione finale contava otto porte (Comasina, Nuova, Orientale, Romana, Vigentina, Lodovica, Ticinese, Vercellina), il cui etimo e' giunto ai nostri giorni.
Entro questa cinta di mura era la citta' vera e propria, che doveva esserne difesa dagli assalti dei nemici, e la storia ne sarebbe stata testimone; inoltre la cinta regolamentava l'accesso alla citta' da parte dei "forestieri" (ne abbiamo un esempio nei "Promessi Sposi" quando Renzo Tramaglino entra in citta' da Porta Orientale, ora Porta Venezia), tanto e' vero che ad una certa ora le porte venivano chiuse ed i viandanti erano costretti a cercare asilo presso gli ostelli vicini (a proposito, uno di questi ostelli e' ancora visibile, pur se non nella sua forma originaria, al civico 2 di Strada della Carita', a circa 500 metri da Piazzale Medaglie d'Oro).
Sui bastioni i milanesi erano abituati ad andare a passeggio, nei viali alberati che li sormontavano, fino a quando purtroppo, per motivi viabilistici (e di ottusita' congenita), vennero abbattuti per tracciare le attuali circonvallazioni, verso la fine dell'Ottocento (il piano regolatore del 1884 ne decreto' la scomparsa). L'operazione ebbe inizio nel 1899 e si concluse nel secondo dopoguerra. Permane traccia dei bastioni nelle varie porte sopravvissute e nei tratti di mura che popolano il confine con la nostra zona.
E' proprio nelle vicinanze di Piazzale Medaglie d'Oro infatti che si trovano reperti notevoli delle mura spagnole, a partire dai due giardinetti posti in viale Montenero all'altezza rispettivamente di Via Lattuada e Via Bergamo, per proseguire con il tratto di mura, allietato in origine anche da una vasca d'acqua, che costeggia il viale Filippetti nel tratto compreso tra P. Medaglie d'Oro e Corso Porta Vigentina. Ma e' nel mezzo di questi due reperti che si trova il tratto meglio conservato dei Bastioni.
Proprio all'imbocco di Viale Sabotino infatti si trova un angolo di fortificazione (l'angolo sud-est) dell'antica cinta di mura, sopra cui cresce una vegetazione spontanea fiorente, che ben si accorda con il colorito rosso mattone della muraglia. All'interno delle mura ora si trovano il dopolavoro dell'ATM, costruito nel 1929, ed un circolo ricreativo, che un tempo era la stazione funebre di Porta Romana, che era stata costruita nel 1906 affinche' i feretri dei defunti del quartiere venissero di li' trasferiti al cimitero cittadino di Musocco mediante un tram a cavalli, cui i milanesi avevano dato il nome di "Gioconda".
Questo stesso edificio invero sorse al posto di un'altura, costruita con le pietre e la terra di riporto tolti nell'ottocento alle mura, che aveva preso il nome di Monte Tabor, sulla cui cima si trovava una osteria ed una specie di "luna park" ante litteram, che ospito' le prime montagne russe di Milano, e che ebbe anche successo per la frequenza di "donnine allegre", e fu poi fatto chiudere dalla polizia austrica per motivi di decoro. La piu' nota di queste
donnine si chiamava Margherita, ed e' per questo, si dice, e non per la perla (in latino :hp3.margarita:ehp3.) incastonata sul frontale del monumento, che i popolani chiamavano l'arco Porta Margherita.
A lato della fortificazione si trova la Porta Romana. Costruita nel 1596 da Martino Bassi e Aurelio Trezzi per l'ingresso di Margherita d'Austria in occasione del suo matrimonio con Filippo III, nel cui onore il frontale come detto fu ornato di una perla nel suo guscio, questa elegante porta in arenaria ospita ora anche una lapide dedicata ai caduti della Prima Guerra Mondiale.
Un interessante spunto fotografico puo' essere dato dal contrasto tra l'antico (le mura e la porta) e il moderno (il grattacielo di Viale Filippetti retrostante), ma anche altri palazzi sono degni di nota. Ad esempio il palazzo che chiude la piazza verso viale Caldara, di ispirazione neoclassica, vanta notevoli balconi rifiniti con pilastri in stile liberty, e un ultimo piano ove si intrecciano colonnine neomedievali, pitture policrome e balconate floreali (tipici elementi del gusto liberty). Come pure il palazzo posto all'angolo con Corso Lodi e' dotato di facciata elegante con ampio terrazzo e balconi torniti, e, sul suo retro e' visibile una struttura a ringhiera, con cortiletto pavimentato a "rizzada", accessibile da via Muratori.
Ma per chi e' in cerca di curiosita', anche il palazzo all'angolo con Viale Sabotino contiene elementi interessanti, come ad esempio la guardiola sita nel mezzo della corte. Il pezzo da novanta pero' e' raggiungibile solo in maniera particolare: occorre andare in un bar di Corso Lodi e recarsi al bagno, che e' sito nel retro. Da li' e' ancora possibile osservare, con una scritta d'epoca (1960 circa) l'ubicazione della Bocciofila riservata ai dipendenti RAI, il cui stabile e' tuttora integro e visibile.